mercoledì 28 maggio 2008

un regalo inaspettato!

è una "tonteria" ma...

ieri notte sono tornata a casa che dormivano già tutti, vado in cucina per preparare il panino per oggi e nella mia mensola trovo un pacco di pan di stelle!

sicuro è stato marco, che è tornato due giorni in italia sto fine settimana, che carino e tenero!

che io, burbera che altro non sono, mi lamento sempre del fatto che qui in spagna abbiano solo tre tipi sfigatissimi di biscotti (le "maria" e le "nuria" che sono più da nonna dei doria, e i "principe", che sono super retrò, andavano di moda quando avevo tre anni...) - che dolce che è stato! ed io quando non c'era gli ho pure rubato una cocacola lasciandogli al suo posto un post-it in stile "pagherò"...


venerdì 11 aprile 2008

e questa è casa mia, e qui comando io (cit.)

ci sono persone che ad un certo punto della vita si trovano, vuoi perché in difficoltà economica, vuoi perché desiderano togliersi qualche sfizio in più, a decidere di dividere il proprio appartamento con altre persone.

il problema sorge nel momento in cui queste persone dimenticano che le persone che dividono l'appartamento con loro pagano un regolare affitto, e che quindi sono abitanti ed inquilini della casa a tutti gli effetti, e non ospiti ai quali si sta facendo un favore e pertanto si cerca di controllarne il comportamento.

tutto cominciò al mio arrivo a barcellona, neanche faccio in tempo a vedere la casa, le valigie nell'ingresso e il cappotto in mano.

- piacere, alessandra.
- piacere, ursula.
manco il tempo di stringerle la mano che già mi dice che il salotto non si può usare.

va bene, la giustifico, in fondo la casa è pur sempre la sua, anche se ha deciso di dividerla, è giusto che abbia i suoi spazi.

mi mostra l'appartamento, neanche finisce di mostrarmelo che già mi chiede l'affitto, così posso darti la chiave e sono più tranquilla, si giustifica. un po' affrettata, senza tatto, penso, ma ingenuamente, ancora non capisco la sua vera natura.

ma da lì in poi non ha perso occasione per mostrarla. un susseguirsi di questo non si può fare, questo non si può utilizzare, la lavatrice si può fare sono una volta alla settimana e voglio sapere che programma usi, mi raccomando lava solo a 30 gradi che se no consumi troppo o non voglio che venga nessuno all'appartamento, neanche per prendere un caffé 5 minuti, e via dicendo.

finché dal questo appartamento è strutturato solo per tre persone, non ne voglio di più per non compromettere la serenità della casa si è passati al denaro, non avrò alcun dio all'infuori che te.

è che, purtroppo, l'avarizia la vince quasi sempre sul rispetto.

inizialmente era per rimpiazzare lei. probabilmente sarebbe andata a lavorare in un paese di mare non troppo lontano, ed avrebbe affittato una casa lì. sì, si sarebbe tenuta la sua camera a barcellona ed avrebbe affittato la camera per gli ospiti (suoi) ad una quarta persona.

poi il progetto di lavoro è sfumato. ma a quel guadagno extra ci aveva fatto la bocca, e non voleva rinunciarci, ormai. ed è stato esattamente quello il momento in cui l'avarizia l'ha vinta sul rispetto e le cose sono cominciate a precipitare inesorabilmente.

avendo avuto un problema di calcoli renali poi trasforamatosi in cistite - o forse sono due cose distinte che mi sono capitate quasi contemporaneamente per via della celeberrima legge di murphy - le avevo chiesto di utilizzare - solo per il bidet - il suo bagno personale. per tutte le mie altre necessità avrei continuato a dividere il bagno con vicent. quando però si è saputo che il quarto coinquilino sarebbe stato un ragazzo le ho - ragionevolmente - chiesto se sarebbe stato possibile "ridistribuire" i bagni, in modo da avere un bagno ogni due persone, in modo da avere il bagno delle donne e il bagno degli uomini. mi è sembrata una richiesta logica e sensata, e difatti mi ha risposto, la bugiarda, sì, non c'è problema, anzi, l'avevo già pensato io.

ma non era vero, ed infatti due giorni dopo ci ha ripensato, e mi ha detto che no, che per lei era una forzatura dividere il bagno, e che non voleva sentirsi forzata in casa sua. ho tentato di convincerla, ma non c'è stato verso, e siccome non ho intenzione di litigare con lei, ho chiuso il discorso, non senza accennare che sì, è casa sua, ma dal momento che ha accettato di dividerla, ci vivono anche altre persone. ovviamente non mi ha risposto, ed il discorso si è concluso così.

però il fatto che io potessi utilizzare il bidet non era mai stato messo in discussione, quindi ieri sera vado a farmi il bidet. il water non lo uso, stesse pure tranquilla che la pipì la faccio nel mio bagno. però avevo un fazzolettino in mano, e l'ho buttato, senza neanche pensarci, nel water. ed ho scaricato in maniera del tutto automatica. esco dal bagno e mi stava aspettando sulla porta, perché hai usato il mio bagno? la trovo una mancanaza di rispetto visto che ti avevo detto di no. allora respiro e le spiego con calma che no, ho solo usato il bidet, come avevamo concordato.
lei mi fa notare che ho tirato la catena. non sapevo di avere un kapof come padrona di casa, ad ogni modo le racconto la storia del fazzolettino. non so se mi abbia creduto, sinceramente poco mi importa. il fatto è che al momento in cui le ribadisco che ho bisogno di utilizzare il bidet per via della cistite, se ne esce con la storia più assurda e ridicola che abbia mai sentito.

ovvero che ha paura che possa contagiarla se uso il water e che dovrei comprare in farmacia dei salvawater per il bene di tutti.
conto fino a dieci per evitare di mandarla a quel paese e le rispondo che può stare tranquilla, non sono contagiosa, e, ad ogni modo, non ho più neanche la cistite.
mi risponde che sì, che la cistite è contagiosa (gliel'ha detto una sua amica che fa il medico!) e che ad ogni modo è sempre meglio prevenire, anche per il mio bene.
conto fino a cento per evitare di mandarla a quel paese e le rispondo che non sono contagiosa e non lo sono mai stata (me l'ha detto il mio medico!), e che ad ogni modo lo dirò alla mia ginecoloca, e se lei riterrà che sia il caso che utilizzi dei salvawater, li comprerò.
e chiudo il discorso.

stavo per tornarmene in camera mia quando mi blocca.
- nella stanza in cui arriverà il nuovo ragazzo avevo messo tre stampelle marroni, ora ce ne sono due. vicent non l'ha presa, io neanche volevo dirtelo, perché è solo una stampella, però se hai bisogno di qualcosa basta chiedere.
respiro. conto di nuovo non so fino a quanto e rispondo.
- io non ho preso nessuna stampella, ad ogni modo, se avessi bisogno di qualcosa, chiederò.
- siamo in tre, se vicent non è stato qualcuno deve essere stato, ad ogni modo non importa. e poi un'altra cosa, ultimamente ti vedo strana, ad esempio stasera anziché il solito scolapasta hai utilizzato quello con i forellini piccoli per lavare l'insalata, ecco quello non voglio che si usi.
ri-respiro. ri-conto. ri-rispondo.
- sì, perché l'altro lo stava utilizzando vicent, e nessuno mi aveva detto che non potevo utilizzare quello, ad ogni modo ora che lo so non lo utilizzerò più.
e faccio per andarmene.

ma ancora no.
- è che non voglio che ci siano problemi, a me piace sia tutto molto chiaro, è che faccio molto caso ai dettagli, sai.
- sì, le rispondo, anche io faccio molto caso ai dettagli, e non mi sembra ci siano problemi, finché se ne possa parlare.
e finalmente sono riuscita ad andare in camera mia.

il punto è che non credo pensi sinceramente nessuna delle cose che mi ha detto. forse a torto, ma ho troppa fiducia nell'intelligenza umana per credere che una persona creda veramente a certe sciocchezze. quindi preferisco immaginare che mi stia provocando, perché davvero se n'è uscita con cose che non stanno né in cielo né in terra, ma mi spiace per lei, non ho intenzione di litigare.

ad ogni modo, sto cercando un'altra sistemazione.


mercoledì 9 aprile 2008

si parlo català m'entens?

diverse novità, quindi è ora di aggiornare.

partiamo da lunedì. mi chiama loreto, quella dei corsi di lingua online. il lavoro consiste nel gestire le chiamate e le email che arrivano un po' da tutta europa e che richiedono costi, informazioni ed eventuale iscrizione a corsi di lingua in loco. vale a dire, io ragazzino francese voglio imparare il tedesco e me ne vado a stare per due settimane in un collegio in germania. chiamo a barcellona l'agenzia di loreto e ci pensano loro. non è che il lavoro non mi piaccia - ambiente internazionale: un dipartimento per lingua e due persone madrelingua con almeno due lingue straniere per ogni dipartimento - ubicazione supercentrica, in piazza urquinaona - stipendio non stratosferico ma ragionevole e buoni pasto. però alla fine, anche se internazionale, è pur sempre poco più che un call center.

avevo in sospeso un altro colloquio, con dolors, per uno studio legale/commerciale che lavora soprattutto con aziende italiane, e che perciò ha bisogno di una persona che parli l'italiano per fare traduzioni, per assistere ai clienti e cose del genere. stipendio esattamente uguale, ma il lavoro mi piace decisamente di più. e lo studio non solo è super figo, ma anche nella zona di casa mia.

quindi, panico.

loreto continua a farmi pressione, ma io vorrei sapere qualcosa da dolors, così la chiamo. mi scuso, anzitutto, le spiego che non voglio metterle fretta, ma che il lavoro che lei mi ha offerto mi interessa moltissimo e che davvero vorrei sapere qualcosa prima di dare una risposta a loreto. dammi questo pomeriggio e domani mattina, cerco di anticiparti il secondo colloquio, quello con santiago il big boss - mi risponde. e nel giro di dieci minuti mi richiama: domani all'ora di pranzo
avrai un colloquio in inglese con santiago. vale.

ed eccoci al martedì, ovvero ieri. alle due mi presento allo studio e incontro finalmente santiago, il big boss, come si definisce lui stesso. l'intervista inizia in spagnolo, sono tesissima, però va tutto bene. poi all'improvviso inizia a parlarmi in inglese, ma tutto procede tranquillo, me l'aspettavo e quindi rispondo senza scompormi, cambiando anch'io di lingua. ad un certo punto se ne esce fuori con l'italiano, questo sì che mi ha stupita! che parlasse anche l'italiano non lo sapevo mica! ad ogni modo in italiano non mi ha lasciato parlare granché, semplicemente suppongo che abbia voluto farmi sapere che sì, è una lingua que conosce y ya está. passa di nuovo all'inglese, e poi di nuovo allo spagnolo. e poi, ecco l'intoppo, per così dire.

i
si parlo català m'entens? - sì, è vero, mi sono iscritta al corso, ed ho anche già due lezioni all'attivo, capirti ti capisco, ma parlare ancora no, non sono in grado. e decido di dirgli esattamente così, che sì capisco, ma che con due sole lezioni di parlare ancora non me la sento. come per accertarsi che davvero capisca, continua ancora per un po' a parlare catalano, frase brevi e facili, ma comunque in catalano. rispondo in spagnolo e va tutto bene.

a questo punto arriva la parte in cui santiago dovrebbe dire molto bene, le faremo sapere, ed invece mi dice, bene, puoi iniziare a lavorare il 21?

ovvio che sì, e come esco da lì vado all'agenzia per il lavoro iterinale a dare le mie dimissioni volontarie. e mi rimane un sorriso ebete stampato in faccia per tutto il giorno, ne ho ancora i residui oggi, direi.

l'altra novità riguarda la casa - sta per arrivare una new entry, questo giovedì arriverà un ragazzo sardo che, a detta di ursula, non spiccica una parola di spagnolo. io sono felicissima all'idea che dovrò fargli da balia, ovviamente. e vicent detto enzo è felicissimo all'idea che saremo quattro persone dentro casa, ovviamente. la nota positiva è che in seguito a questo arrivo, ci sarà una ridistribuzione dei bagni ed io avrò finalmente accesso al bagno figo della casa.

per il resto, to be continued... ai prossimi episodi!


martedì 26 febbraio 2008

el barco fantasma y calle baghdad

secondo giorno di lavoro - tutto bene sì, ma comunque continuo a cercare. ma andiamo per ordine.

primo giorno di lavoro - iberojet, dpto. cruceros - il lavoro consiste nel ricevere le chiamate dalle agenzie ed arreglare il tutto con la disponibilità di cabine nelle varie navi della flotta - gli uffici si stanno trasferendo però, primo giorno in carrer de valència - super chuli, 10 minuti a piedi da casa! - inizia la presentazione della flotta.

una prof - gendy - e quattro alunni, io, nuria, evelin e un chico che si deve essere spaventato ed è andato via in anticipo per non tornare mai più. prima lezione: descrizione della flotta. tre navi, e già c'è qualcosa che non va, cuidado con la seconda nave, perché nessuno la conosce bene, nessuno l'ha mai vista, ancora non ha mai attraccato al porto di barcellona, que guay, già abbiamo una nave fantasma - el barco fantasma, come l'abbiamo soprannominato nuria ed io!

ad ogni modo, todo queda bien, la prof è simpatica, le compagne di formazione pure - soprattutto nuria, che è tipo impazzita quando mi sono presentata "sei italiana! no, che figata! dobbiamo andare a prenderci una birra insieme quando finiamo!" - ed infatti siamo andate, e ci ha raggiunte poi il suo ragazzo, manco a dirlo, italiano. l'unica nota non convincente è montse, la capoufficio, già soprannominata da me e nuria miranda, in onore di quel famoso diavolo che veste prada. capelli biondissimi e stracolmi di extencions, tailleur super preciso, sguardo terribilmente serio e naso all'insù - per di più suona continuamente il suo cellulare, e suona con la sigla di sex & the city. è troppo lo stereotipo della donna in carriera.

secondo giorno di lavoro, già si va nell'altra sede. tipo una strada con lavori talmente tanto in corso che sembra sia stata appena bombardata. soprannominata da me e nuria calle baghdad, indovinate perché?! ad ogni modo, un po' meno rilassato e divertente del primo, perché già non si parla più di navi da crociera ma di programmi del computer - cose meccaniche da imparare - e già mi confondo un montón!

però bene - domani devo andare all'agenzia a firmare il contratto - ho un paio di dubbi da togliermi, ma tanto vado con nuria ed evelin, e vedremo di far chiarezza su tutto. per ora penso di firmare - i primi due mesi hanno condizioni buone, visto che sono con l'agenzia, poi diventa un po' una schifezza di contratto, ma non sono obbligata a rinnovarlo - posso continuare a cercare altro...

per ora è tutto, poi vi aggiorno!



venerdì 15 febbraio 2008

que parles català?

credo che sia ora di aggiornare un pochettino il blog, del resto è ormai una settimana che sono qui...

dunque, come "primo capitolo" metterei la vita casalinga. ovvero come si vive con due catalani dentro casa. bene - oddio, il luogo comune che siano piuttosto sulle loro e che sono tipi bizzarri non è che sia completamente privo di fondamenta, però dai, mi trovo bene.

ursula, la signora, è gentile e carina - ok, non ci vediamo quasi mai, non ho neanche motivo di legare con lei, visto che ha tipo una cinquantina d'anni e non ce la vedo a salir de fiesta il fine settimana con me.

bisén (ovvero vincenzo) - ecco su lui c'è di che dire, invece. diciamo che - avendo apparentemente la mia età - solo in seguito ho scoperto che ha 30 anni - ho tentato di stringere amicizia con lui, insomma, arrivo e non conosco nessuno, si fa quel che si può.

la prima sera non è stata molto incoraggiante. ha cenato con l'ipod. sono rimasta davvero scioccata, non avevo mai visto nessuno cenare con l'ipod. ad ogni modo, ero lì e c'ho provato a fare conversazione, ma con scarsi risultati. sono riuscita a fargli togliere solo una delle cuffiette (!) e in ogni caso continuava a rispondere a monosillabi, senza aprire nessuno spunto di dialogo, in modo che il mio tentativo di conversazione sembrasse un terzo grado - percui mi sono arresa.

il giorno dopo, domenica invece è venuto a bussare alla mia camera - mi ha invitata ad uscire! sono stata veramente contenta, anche se un po' spiazzata, non me l'aspettavo mica di vivere con il dottor jekyll/mr. hyde! ad ogni modo domenica pomeriggio siamo andati al parc güell e sono stata veramente bene.

sì, bisén rimane un tipo bizzarro, però ho scoperto che in realtà è simpatico...
ci sono stati dialoghi irreali del tipo:

lui - perché in italia si mangia la pizza?
io - perché in spagna si mangia la paella, suppongo.
lui - ... ... ... ... [si sente il rumore dei criceti che fanno girare la ruota]
lui - è una risposta intelligente!

nonché la varia serie dei "perché" in stile bambino curioso e nient'affatto stereotipato - del tipo: perché in italia c'è la mafia? perché in italia si guida tanto male? [che poi, per inciso - qui le macchine letteralmente ti si portano via...] perché in italia siete fissati con il calcio? etc. etc. - ma evidentemente il gioco del perché unilaterale non lo soddisfaceva, quindi ad un certo punto ha cominciato a chiedermi di fargli io delle domande, in modo tale che potesse rispondermi - ad esempio "chiedimi questo, chiedimi quet'altro" ed io come una scema che lo assecondavo "perché questo, perché quest'altro" dandogli così modo di fare il suo panegirico sulla superiorità della catalunya e del popolo catalano, rispetto al resto della spagna. evvabbè.

a quel punto deve essersi accesa in lui la lampadina, perché ha deciso che avrei dovuto assolutamente imparare il catalano - ed ha iniziato a parlarmi solamente in catalano [ndr, è català del pueblo, lui - della serie che sostiene che il catalano che si parla a barcellona non sia abbastanza puro, tanto per intenderci], quindi, girando per il parc güell sembravamo davvero scema & più scemo: tra me che mi scocciavo di fare foto, lui che voleva per forza che ne facessi - io che do la macchina fotografica a lui per fargli fare delle foto - lui che gira per il parc güell parlando in catalano stretto e facendo foto a destra e manca ed io che gli rispondo in castigliano con spiccato accento italiano - insomma, eravamo davvero ridicoli.

però ripeto, sono stata davvero bene. dopo il parc güell ci siamo comprati i churros [io li conoscevo sì, ma non ne avevo mai mangiati - lui ha fatto una faccia assurda, come che fosse una cosa impossibile e siamo corsi a cercare un baracchino che ne vendesse...] e ad ogni scritta in catalano che c'era per strada mi faceva fermare perché la leggessi - e sulle prime parole avevo anche una buona pronuncia, neh!

quindi sì, dopo il primo giudizio "ipodman asociale e scostante" mi sono ricreduta e posso dire che bisén è bizzarro ma simpatico, ed ha già anche una sua tifoseria. e qui posso chiudere il capitolo uno.

il "secondo capitolo" potrebbe essere sulle vicissitudini che ho passato per ottenere tutti i documenti, che in sé per sé non ci vuole neanche molto per ottenere un singolo documento, non foss'altro che i vari uffici a cui sono dovuta andare erano dislocati ai quattro cantoni della città, ed i miei piedi ne hanno risentito non poco.

quindi mi limiterò a dire che ho visto - anche se di passaggio e non da turista - delle zone di barcellona davvero meravigliose. delle quali senz'altro avrò tempo di approfondire la conoscenza.

e dunque il "terzo capitolo" ovvero la movida o vita notturna. ecco, non è che ne abbia ancora approfittato molto, sono arrivata qua sola, non conosco ancora nessuno e via dicendo, però qualcosa sì dai. ad esempio perché ho casualmente incontrato una mia compagna d'università, federica, che è qui per fare un tirocinio. e siamo uscite un paio di sere - e credo che continueremo ancora a salir de fiesta fintanto che lei si fermerà qua.

che dire? è come uno se la immagina. c'è di tutto e di più, e credo di averne vista ancora solo una minima parte, percui per il seguito del terzo capitolo ci sentiamo prossimamente!

giovedì 7 febbraio 2008

le rocambolesche avventure della libellula [barcellona, finalmente]

sarei dovuta arrivare ieri sera, ma, incredibile ma vero, sono riuscita a perdere l'aereo.

partenza ore 16.25 - arrivo trafelata alle 16.15 e vedo le porte chiudersi davanti a me. troie quelle dell'accettazione, perché ero lì, cosa gli costava non chiudermi le porte in faccia. ma tant'è, ho perso il volo.

che dire? non mi smentisco mai.

vabbè, fortuna che ho dei parenti a roma a cui ho potuto chiedere ospitalità per la notte, ed anche un'alzataccia stamattina per accompagnarmi all'aereoporto.

oh, ieri che stavo di fretta, controlli minuziosi su controlli, oggi non mi si filano per nulla quelli della sicurezza.

e, ironia della sorte, si decolla con venti minuti di ritardo.

vado a recuperare il bagaglio, e al mio trolley nuovo manca una rotella. c'è una voragine al suo posto.

arrivo alla casa e rimango chiusa fuori per tre ore, perché uno stramaledetto sms si è rifiutato di fare il suo lavoro, ovvero arrivare a destinazione.

vabbè, alla fine ce l'ho fatta, sono qui nella mia cameretta, piccolina ma carina, vivo con due catalani, ursula e vicent (?) e sembrano pure simpatici - alla faccia di chi diceva che a barcellona regna l'apartheid "catalani VS non catalani", ce ne ho due in casa - il mondo mi parla solo in catalano e non capisco una mazza, ma vabbè.

spero solo che d'ora in avanti vada meglio.


del resto dopo tanta sfiga si può solo migliorare, no?

domenica 27 gennaio 2008

la casa nel kansas

credo che per dorothy debba essere stato difficile tornare alla casa nel kansas.

insomma, dopo essere stata ad oz, dico.

certamente la casa nel kansas è un bel posto, sicuro, confortevole, pieno di belle cose, bei momenti e bei ricordi.

e lo capisco che dorothy ad un certo punto sia voluta tornare.

arrivare in oz è un po' un trauma, insomma, tutto ciò che eri prima non c'è più, ed il mondo diventa in techincolor. è un bel cambiamento, e com'è logico può scioccare. ma poi piano piano si trova la propria dimensione, si conoscono amici e si sconfiggono nemici, e si cammina fiduciosi lungo il sentiero, superando gli ostacoli.

insomma, si raggiunge una ragione per essere lì - e ci si rende conto che oz, così colorato, è bello.

ma ad un certo punto si fa l'ora di tornare a casa, si desidera tornare a casa. lo credo bene, troppi cambiamenti per chi ha sempre vissuto in bianco e nero nel kansas. ciò che bisognava fare ad oz è stato fatto, ed è ora di dire addio al leone senza coraggio, all'uomo di latta senza cuore, e a quello di paglia senza cervello, ma loro non hanno più bisogno di lei, ed è giusto andare.

ed è forte il desiderio di tornare nel kansas, perché è vero che non c'è posto più bello della propria casa, però chi è stato ad oz non lo dimentica, e per quanto possa amare la casa nel kansas, sentirà sempre il bisogno di partire, almeno un po'. fosse anche solo per provare di nuovo quel sentimento di nostalgia, che fa sentire voglia di tornare.