berta, nome ovviamente fittizio, è una ragazza che si crede molto sveglia, intelligente e decisamente superiore al resto del genere umano, o per lo meno, al resto del genere umano con cui entra in contatto quotidianamente. berta è la classica persona arrogante e supponente, convinta di avere la verità in tasca, profondamente maleducata e, a dire la verità, anche un pelino ignorante – no, non solo nei modi, mi riferisco proprio a lacune culturali, come ad esempio credere che il mediterraneo e l’adriatico siano due mari distinti. berta è nata in una frazione campagnola di una cittadina piuttosto provinciale, ma lei ha studiato, si è laureata, ed anche se la sua è una cultura puramente mnemonica ed a compartimenti stagni – il che le impedisce di sapere dove si trovi il vietnam o i nomi dei sette re di roma – non importa: la sua laurea la eleva socialmente in ogni caso. berta è biondina, alta un metro e un barattolo, ed il suo aspetto esteriore rispecchia perfettamente il suo modo di essere: sempre crucciata, non mi ricordo mai in vita mia di averla vista sorridere, eppure la conosco da molti anni. sghignazzare sì, spessissimo. ridere della gente è la sua attività preferita. quasi al pari del malignare. ed invidiare, suppongo. sono certa che in più di un’occasione mi abbia augurato un qualche malanno, magari semplicemente perché avevo trovato un lavoro mentre lei piangeva miseria – sì, è anche incredibilmente taccagna, signore e signori – o perché avevo ricevuto in regalo una borsa costosa – sì, sono convinta che la macchia di vino che mi è comparsa sulla borsa sia un suo desiderio realizzato – o semplicemente per un sorriso tornato indietro – ma non lo ammetterebbe mai.
oggi è il giorno di natale, e purtroppo ci sono state un po’ di vicissitudini che mi hanno reso poco piacevole questa festa. sono cose che capitano. magari oggi non sono la persona più simpatica del mondo, ma domani spero che mi sia passata e tornerò quella di sempre. di solito si fa così, si cerca di dissimulare, di metter su un sorriso o un mezzo sorriso e lasciare i propri guai da parte.
berta no. berta è sempre piena di disgrazie, berta le catalizza su di sé con il suo atteggiamento negativo, e ovviamente sente l’impellente bisogno di rendere il mondo partecipe di ciò. credo che sia consapevole di essere una iena, ma credo anche che la cosa le dia un perverso ed inesplicabile piacere.
insomma, oggi è il giorno di natale, e come ogni natale si esce per farsi gli auguri, stare un po’ insieme e scambiarsi i regali. arriva berta sotto casa mia e il telefono squilla – segno che devo scendere. sì, ammetto di non essere la puntualità fatta persona, ma ero semi pronta, il tempo di lavare la faccia, mettere il cappotto e prendere le chiavi. ancora non portavo il cappotto e il telefono squilla di nuovo. mi viene quasi voglia di prendermela con calma. tempo che metto il cappotto e prendo le chiavi, che avevo quattro, ben quattro, chiamate non risposte nel mio cellulare. che berta poi è quella che si presenta alle dieci e mezza se l’appuntamento è alle nove e tre quarti, diciamolo.
scendo candida e sorridente, perché il sorriso si sa, è l’arma migliore. neanche salgo in macchina, neanche faccio in tempo a salutare, che berta non me ne da modo, presa com’era dalla concitazione per raccontare ad un nostro amico di quanto sia incazzata, di come siano barbari gli abitanti di un certo paesino la cui unica colpa è quella di essere sperduto fra le montagne, o forse troppo a sud – non ho capito bene – per il semplice fatto che è nevicato e lei è affondata nella neve. decisamente deve essere una congiura contro di lei, l’intera popolazione rurale ha tentato di azzopparla, povera piccola indifesa berta. accortasi della mia presenza – dopo quasi un quarto d’ora che ero in macchina – berta la iena decide di salutarmi a modo suo, facendomi notare che sono sempre la solita inaffidabile ritardataria e che per ben cinque minuti è stata costretta ad aspettarmi sotto casa, poverina. buon natale anche a te, ho pensato. ma lei già aveva ricominciato a maledire qualcuno, forse il suo ragazzo che ancora ha la pazienza di sopportarla, forse un gatto che ha osato attraversare la strada, non saprei – io avevo già smesso di ascoltarla.
ce ne sarebbero di aneddoti su berta, ma per ora vi basti questo come regalo di natale, una storiella semi seria che magari può far riflettere più delle solite catene “regala un sorriso”.
oggi è il giorno di natale, e purtroppo ci sono state un po’ di vicissitudini che mi hanno reso poco piacevole questa festa. sono cose che capitano. magari oggi non sono la persona più simpatica del mondo, ma domani spero che mi sia passata e tornerò quella di sempre. di solito si fa così, si cerca di dissimulare, di metter su un sorriso o un mezzo sorriso e lasciare i propri guai da parte.
berta no. berta è sempre piena di disgrazie, berta le catalizza su di sé con il suo atteggiamento negativo, e ovviamente sente l’impellente bisogno di rendere il mondo partecipe di ciò. credo che sia consapevole di essere una iena, ma credo anche che la cosa le dia un perverso ed inesplicabile piacere.
insomma, oggi è il giorno di natale, e come ogni natale si esce per farsi gli auguri, stare un po’ insieme e scambiarsi i regali. arriva berta sotto casa mia e il telefono squilla – segno che devo scendere. sì, ammetto di non essere la puntualità fatta persona, ma ero semi pronta, il tempo di lavare la faccia, mettere il cappotto e prendere le chiavi. ancora non portavo il cappotto e il telefono squilla di nuovo. mi viene quasi voglia di prendermela con calma. tempo che metto il cappotto e prendo le chiavi, che avevo quattro, ben quattro, chiamate non risposte nel mio cellulare. che berta poi è quella che si presenta alle dieci e mezza se l’appuntamento è alle nove e tre quarti, diciamolo.
scendo candida e sorridente, perché il sorriso si sa, è l’arma migliore. neanche salgo in macchina, neanche faccio in tempo a salutare, che berta non me ne da modo, presa com’era dalla concitazione per raccontare ad un nostro amico di quanto sia incazzata, di come siano barbari gli abitanti di un certo paesino la cui unica colpa è quella di essere sperduto fra le montagne, o forse troppo a sud – non ho capito bene – per il semplice fatto che è nevicato e lei è affondata nella neve. decisamente deve essere una congiura contro di lei, l’intera popolazione rurale ha tentato di azzopparla, povera piccola indifesa berta. accortasi della mia presenza – dopo quasi un quarto d’ora che ero in macchina – berta la iena decide di salutarmi a modo suo, facendomi notare che sono sempre la solita inaffidabile ritardataria e che per ben cinque minuti è stata costretta ad aspettarmi sotto casa, poverina. buon natale anche a te, ho pensato. ma lei già aveva ricominciato a maledire qualcuno, forse il suo ragazzo che ancora ha la pazienza di sopportarla, forse un gatto che ha osato attraversare la strada, non saprei – io avevo già smesso di ascoltarla.
ce ne sarebbero di aneddoti su berta, ma per ora vi basti questo come regalo di natale, una storiella semi seria che magari può far riflettere più delle solite catene “regala un sorriso”.